“Il superbo Anzelmius” di Pee Gee Daniel

“Il superbo Anzelmius” di Pee Gee Daniel

Il superbo Anzelmius di Pee Gee Daniel

Aaacorète, siore e siori.

Aaacorète tutti quanti, siore & siori: solo ricchi di diecimila lire vecchie, che vi introdurranno nientedimenoché allo spettacolo degli spettacoli: nel tendone del Superbo Anzelmiusss!! Aaacorète!

Incredibile siore & siori, damen und harren, mesdames et messieurs, ladies and gentles: il Superbo Anzelmius, con tutto il suo corredo di prodigiose mirabilia, è qui per offrirvisi; e alla modica somma di die-ci-mi-la li-re vec-chie. Dico d-i-e-c-i! Se non le avete, procuratevele in tutti i modi, siori: scucitele di tasca al primo gonzo per strada, rapinatele alla Grande Banca di Monetizzazione e Sicurtà qua di fronte, schiantate la nonnina con il cric per ereditarle, fate mercimonio dei vostri corpi, chiedete un prestito a strozzo, vincetele alla lotteria; ma non potete mancare allo show del Superbo Anzelmius o ve ne pentirete vita natural durante, siori: credetemi.

Ho visto gente scegliere la morte per disperazione dopo aver sentito gli amici enarrare al bar le stupefacenti imprese di Anzelmius, mentre loro vi erano mancati per assistere al capezzale la madre morente; ne ho vista altra votarsi all’alcoolismo più drastico dopo essersi incodata davanti a questo stesso tendone, ma trovandone finiti i biglietti; ho visto madri abbandonare la propria prole alla ruota, o nasconderla tra le nequizie di strada, o ancora sacrificarla alle acque gelide del lago pur di poter accedere allo spettacolo spoglie da ogni materno vincolo; ho visto dei re ripudiare la propria primogenitura, e affidare il dominio sul regno, in caso di loro dipartita, a reggenti o sovrani di nazioni confinanti piuttosto, e solo perché l’erede naturale non aveva gradito appieno i fanta-giochi di prestidigitazione e le esperienze di macromagìa varia e le sfide sesquipedali lanciate, nonché vinte a dispetto delle leggi e delle norme canoniche dell’anatomia, della biologia, come della gravitazione dei corpi, di cui oggidì il Superbo Anzelmius si benignerà di far grazia, come già fece più e più volte innanzi alle corti più blasonate sulle terre emerse e presso le più spiccate rappresentanze dell’umano sapere, ai vostri occhi pure, che rimarranno per giorni e giorni ancor gonfi di stupore al solo ricordo di quanto veduto oltre questa soglia incerata, per diecimila luride lire vecchie, dico…

Solo diecimila lire, siori: diecimila lire vecchie e potrete concedervi il lusso del più ambito dei posti: a spiare dall’astanteria su donde si commette la Storia, siore & siori. La Storia maiuscolata!

Potrete chiamarvi fortunati alpari di quei montanari che videro Annibale varcare le Alpi montando un elefante – lui nano sopra sittanta ingerenza di avorio e carne e animalesca muscolatura! – o di quella colonia di pescatori di Sant’Elena che tutti i giorni accompagnava con lo sguardo il generale Bonaparte, quando questi si recava, gli ultimi mesi di vita, a contemplare gli aspri marosi da una vetta a strapiombo sulle onde violacee… perché qui avrete la rara occasione di prestarvi a testi di quello per cui il gran visìr del sultanato di Persia non esitò a coniare il nuovo titolo di “Prova ontologica suppletiva dell’esistenza di Allah e di Maometto il suo profeta, per mano del Superbo Anzelmius, benedetto da Dio” senza dubbio meritato, e che già il dottorato naturalista di Francia e Belgio appellava come “La più encomiabile rappresentazione fenomenica delle vittorie della tecnica razionale e dell’ingegno umano sulla nuda realtà”!

Diecimila, siori, e anche voi potrete dire: «Finalmente io li ho visti! Sì amici: ho potuto guardare con questi miei occhi tutto il prestigio dei giochi di prestigio del Superbo Anzelmius. E quand’anche questo fosse l’ultimo giorno della mia vita, esalerò soddisfatto l’anima mia, amici, perché avrei vissuto in extremis tra i miei dì il migliore!»

Aaacorète, siore & siori: l’unica cosa che vi verrà richiesta sarà l’accoppiata di qualità indispensabile, nella specie di diecimila lire vecchie in tasca e un cuore abbastanza saldo nel petto, per riuscire a assistere agli esoterici divertissements del Superbo Anzelmius senza che esso vi ceda, troppo provato da emozioni così galvanizzanti… Nel lontano Giappone, siori, una gestante presente allo spettacolo perse spontaneamente la sua creatura alla impressionante visione del numero dei cento coltelli, mentre, per contro, nel sud delle Indie un’assidua frequentatrice nel bel mezzo della quinta replica si trovò a partorire una mezza dozzina di nanetti gemelli – risultati alla nascita già in uno sviluppo proprio della pubertà avanzata – senza peraltro aver mai conosciuto uomo veruno, come cerziorarono poi cavillose visite mediche, documentanti la sua più integra verginità; un giovane algerino dall’aspetto perfettamente sano, invece, perì per esilarazione convulsa in seguito al ridicolissimo numero della pipa elettrica, che lo costrinse a sganasciarsi dalle risate sino a sei giorni dopo la fine dello spettacolo medesimo, allorché gli pervenne un tracollo per sfinitezza organica; più di mille e quindici donne di ogni età e razza si diedero il suicidio tramite colombarda o affogamento o inalazione di gas venefici, o rilasciandosi alla mollezza dell’inedia poiché rifiutate dal Superbo Anzelmius, dopo che questi, con svariati esperimenti di magnetismo, ipnosi o mesmerismo, chiamandole dal pubblico, a puro atto dimostrativo le aveva fatte rapitamente invaghire di sé appena spalpebrando l’occhio destro: tra di esse si annoverano anche parecchie regine e principesse e concubine reali o favorite del governatore in carica, dalle impareggiabili forme e grazia, i cui nomi ora – ahimè! – sono scritti a scalpello su marmoree lapidi inghirlandate. Uno spettatore italiano rimase abbacinato, e quindi condannato a una definitiva cecità, per aver fissato, e solamente un nanosecondo più del dovuto, la luce che Anzelmius irradia dal costato nel numero della fluttuazione mistica, e un suo connazionale cominciò a sudare sangue e poi a sputarlo copiosamente, infine secernendolo da ogni suo poro fino all’assoluto dissanguamento, un attimo prima che il vicino di posto trovasse la morte per autocombustione, durante il numero delle pratiche di magia nera: lo stesso Anzelmius ne imputò le cause a una sovresposizione dei soggetti a onde voodoo sfuggite al suo controllo. E alla più recente performance, tenutasi nella città di Budapest, ben trentacinque persone rimasero vittime del timor panico scatenato nel pubblico dall’esecuzione del noto numero della donna senza testa, che vide la quasi totalità dei paganti accalcarsi alle uscite in cerca di fuga, e in questo modo travolgere tra loro i suddetti…

Non son fandonie, siori. Niente fandonie da questa mia bocca: mi castigasse Domineddio in persona, saettandomi con la mano destra direttamente sul cucuzzolo un fulmine scaturito da un cielo senza nubi, se anche una singola parola di quel che vi ho detto fosse appena appena adontata da una punta di menzogna!

Voi stessi, anzi, vi accorgerete di quanto io sia stato parco nel magnificare le doti del Superbo Anzelmius, e verrete ai piedi di questo palco rinfacciandomi di non avervi saputo esporre l’intera condizione degli eventi, a cui potrete partecipare per solo deiecimila lire di quelle vecchie. Dico diecimila, sole!

E ne faccio ammenda fin d’ora, siori: ma state certi che neppure il più logorroico dei retori dell’antica Atene, anche dotato di nove lingue, non avrebbe scovato nel suo eloquio parole sufficienti, e sufficientemente composite, per raggiungere una descrizione anche solo lontanamente adeguata, perché è dai tempi di Adamo che non si è inventato un fraseggio abbastanza colorito e capzioso da rendere merito a quel che si andrà a imprimere sui buchi neri delle vostre pupille, al di là di questa tenda, siore & siori!

Ecco, siore & siori… Da bravi, siore & siori; fate la fila, così… Non c’è fretta, siore & siori: fate una fila ordinata davanti alla cabina del camion a uso biglietteria, siori, dove incontrerete la sorridente accoglienza della signorina Adelia Goudderao che, già regina delle Amazzoni nel reame più favoloso dell’entroterra del Brasile, quindi insignitasi a capo della più temuta flotta di masnadieri delle Acque del Sud, quella stessa flotta capace di essere formidata più delle procelle dai marinai e dagli ammiragli di mezzo mondo, scelse di abbandonare il decoro del suo lignaggio e della sua potenza e di tenere a vile la nomea e i generosi profitti fatti suoi lungo il corso di una leggendaria carriera, preferendogli asservirsi di sua sponte al Superbo Anzelmius: purché le fosse possibile seguire il mago dei maghi in ogni sua acclamatissima tournée!

La signorina Adelia, già incoronata tra le Amazzoni mangia-uomini, già flagello e predone dei vascelli mercantili, e ora gioviale bigliettaia, sarà ben lieta di staccarvi quel biglietto d’ingresso che vi permetterà di saggiare da vicino le estraordinarie attrattive del tendone di Anzelmius! Non perdete l’occasione che Anzelmius ha regalato alla vostra specchiata cittadina, strappando quest’unica tappa al suo calendario, già strapieno di appunatamenti disseminati in ogni dove per i quattro canti delle civiltà conosciute!!

Aaacorète, siori. Aaacorète numerosi, siore & siori!

Lustratevi gli occhi e andate in visibilio nel constatare de factu quel che il Superbo Anzelmius può, oltre la generale comprensione!

Egli… Eègli ascoltò l’oracolo di Delfi, come il vaticinio del Peyote Sacro dello Yucatan profetare a due diverse persone il loro futuro, e sbugiardò entrambe le preveggenze indicando, gratis!, ai due gli eventi a venire come in effetti essi poi si concretarono. Egli… Eègli sa vedere gli spiriti dei trapassati per morte violenta che ancora aleggiano a mezz’aria in cerca di vendetta, e con questi conversa amabilmente all’ora del tè. Brandisce lucciole e lanterne e, per alchimia, le licenzia come lucerne. Si è destreggiato nelle nobili strategie degli scacchi col fin’allora imbattuto giocatore magnifico, nella persona del califfo Harum El Rashid, sopraffacendolo per ben due volte consecutive e arrivando a una terza lasciata patta; non contento stracciò egualmente per nove partite di fila, nove!, l’eccellente scacchista automatico, brevettato dal sig. Maelzel. Prima ammansì, poi ammaestrò il Tao-t’ieh del basso Siam, orrendo dragone antropofago, persuadendolo sino a ridurlo a strusciare contro le sue proprie cosce a guisa d’un micetto, col solo agio delle sue scariche oftalmiche. Con una semplice imposizione manuale, e senza artifizi aggiuntivi, elettroeseguì 15, dico 15, ergastolani, di stanza nel po’ po’ di braccio della morte di Sing-Sing, nel giro di tre-brevi-ore, dietro espressa richiesta dell’illustre Governatore dello Stato, suo ammiratore fanatico. Contrastò il famelico assalto di un branco di lupi della steppa siberiana mutandoli, con un cenno di indice e pollice, in una muta di cani docilissimi. Sa fermare il ticchettìo degli orologi e portare indietro il tempo. Sa fermare i proiettili tra i denti. Sa disparare l’acciaio dalla ghisa, la pula dal grano, i profitti dalle perdite, il sonno dalla veglia, i fischi dai fiaschi. Rintraccia un ago in un pagliaio, un mago in un pollaio, un lago in un cucchiaio. Trasforma gli adoni in deformi, le veneri in donne barbute, le vecchie in giovinette, i crediti in pagherò a lunga scadenza, l’acquavite in vino veritas.

Saprà rispondere a qualsiasi domanda gli poniate, a battibecco: quanti anni contava Caterina la Grande quando si ruppero le redini che trattenevano quello stallone con cui spesseggiava accoppiarsi, ed ella morì sotto gli zoccoli dell’amante? con quale nome ribattezzarono il prode Achille, quando fu nascosto, fanciullo tra fanciulle, in mezzo alle figlie di Pireo? quanti punti fece Cesare dilettandosi ai dadi nei pressi del Rubicone? quanto passa tra la punta del naso del re di Danimarca e la punta del quarto dito del piede sinistro dell’ambasciatore inglese in Tanzania? quanto misura il nano più alto del mondo? e il gigante più basso? presa una vasca la cui capienza è di cinquanta litri e in cui un rubinetto versi sei litri d’acqua al minuto, quanto impiegherà un pescivendolo di Calais per levarsi di dosso l’odore della merce trattata? Anzelmus lo sa!

Lui sa questo e molto altro ancora: ve ne potrete assicurare in prima persona, siori, qualora consentiate alla signorina Adelia di staccarvi un vile pezzetto di carta rosata che vi schiuderà le porte del Meravigliorama del Superbo Anzelmius!

(è possibile leggere il racconto completo su http://www.rivistaunaspecie.com)

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